La scuola? No, grazie!

La scuola? No, grazie!
Violentate due tredicenni all’uscita dalla scuola … quindicenne muore a scuola dopo aver fumato uno spinello … Notizie di oggi .
La scuola è un luogo in cui si “tengono” bambini, ragazzi e giovani tutti i giorni, per molti mesi dell’anno, e per un orario quotidiano frequentemente abbastanza lungo. Stando alle notizie che si possono leggere sui giornali il “luogo” in questione è sempre più pericoloso e momento di violenze fisiche e verbali nonché palestra per apprendimenti poco edificanti.
Nella realtà   accanto a scuole a forte rischio ce ne sono molte ancora relativamente tranquille, ma il fenomeno è in espansione continua.
Bisogna porre rimedio. L’ipotesi più semplice e diffusa è un aumento della “disciplina”. Gli adulti, che probabilmente sono coloro che hanno educato le nuove generazioni, dovrebbero imporre regole ferree e farle rispettare. Scuola come caserma dunque.
Ipotesi probabilmente non percorribile, ma che affascina per la sua linearità  antica molti.
Non sempre chi predica la linea dura è persona che rispetta le regole, ma per gli altri si fa uno sforzo.
Se manca un serio tentativo di applicare le regole si deve comunque agli adulti che operano nella scuola e che mancano della coerenza  e costanza necessarie allo scopo. Non è infatti pensabile che urlare oggi, poi trascurare per mesi per poi urlare ancora o prendere provvedimenti dopo molto tempo, possa avere effetti educativi.
L’ipotesi più complessa e avanzata è quella di “formare” i docenti alla nuova scuola, di predisporre interventi di istruzione e di educazione unite fin dalla più tenera età , in modo da favorire la crescita armonica dei giovani. Di unire tenerezza, coerenza e fermezza in un tutt’uno. Di garantire che in ogni giorno ciascun bambino impari anche una sola cosa, ma impari.
Questa proposta urta contro la resistenza al cambiamento di tutti gli umani e richiede una visione articolata della realtà   ed una coerenza metodologica non diffusa.
L’ultima ipotesi è quella di chiudere le scuole: risolverebbe in un tempo molti problemi, compreso quello dello stato di reperire i fondi per l’istruzione. Non è però possibile immaginare la nostra società   senza il suono della campanella: che farebbero i milioni di bambini e giovani sparsi per le città e le campagne? Quali danni causerebbero a sé e agli altri?
Eppure la tentazione si va diffondendo ed aumentano le famiglie che nel mondo rinunciano alla scuola, pubblica o privata, preferendo quella famigliare.
16 maggio 2007

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