Ho celebrato i funerali
E’ stato penoso, sarà ancora difficile, ma la scuola della democrazia italiana dell’ultimo quarantennio del secolo scorso è stata sepolta. E’ stato usato il peggiore dei sistemi: si è infangato chi ci lavora, si sono validate come vere in assoluto tutte le critiche, le storture, gli errori anche se relativi a minoranze.
Oggi andare in giro dicendo che si lavora in una scuola vuol dire mettere in conto che 7 persone su 10 ti ritengono un lazzerone, lavativo, stupratore e quant’altro l’immaginario collettivo possa creare.
Non credo che la strada seguita per avere i consensi dei cittadini in un’operazione di radicale trasformazione della scuola rimarrà senza effetti negativi nella nostra società. Quando si infangano categorie intere di persone si innescano meccanismi tipici del razzismo e non è così facile fermarli a comando.
La scuola ha/aveva un grande bisogno di cambiamento, deve/doveva riprendere il passo con l’Europa … la soluzione scelta sembra volerci riportare agli anni cinquanta, non è una soluzione in sintonia con la moderna pedagogia, con gli approfondimenti sulla valutazione degli ultimi anni, con le indicazioni dell’Europa.
Almeno non lo è nel modo di presentarla, nelle scelte operate (il voto in decimi ad esempio). Il popolo ha capito che finalmente torneremo alla scuola di una volta che “funzionava”.
E un possibile futuro è proprio il ritorno a quella scuola.
E’stato/è triste sentir parlare persone che usano informazioni approssimative, talora errate, ripetono slogan che non hanno aspetti argomentativi ma servono solo per far presa sulla popolazione.
Dobbiamo rimboccarci le maniche, lavorare per la scuola in cui crediamo, usare gli elementi della normativa che possono aiutarci, fare perno sulla risorsa umana che ci sarà.
Lo dobbiamo fare per i nostri ragazzi, per il futuro del nostro paese.
30 ottobre 2008