Ricopio di seguito i blog di qualche anno fa, abbandonati da tempo e parzialmente recuperati. A me piace rileggerli. Partono dal 2006 e quindi i riferimenti vanno fatti a quell’epoca.
La valle del Serchio
La valle del Serchio è l’oggetto degli interventi che immagino in queste pagine. Non vanno però escluse riflessioni più generali che poi sono alla base delle analisi locali.
La valle del Serchio comprende un territorio geograficamente abbastanza unito (una valle) ma storicamente molto diviso. Fino al 1860 c”erano tre stati diversi che occupavano le varie zone: il Granducato di Toscana, la Repubblica di Lucca e il Ducato di Modena. Dopo il 1860 per oltre 70 anni due province: Lucca e Massa Carrara. Infine una sola provincia (Lucca) da circa 80 anni.
Oggi, all”epoca delle Comunità Montane o dei Distretti Scolastici (scrivevo nel 2006), la valle è divisa in due zone: Garfagnana e Media Valle. Da circa un decennio la politica territoriale della Regione Toscana ha obbligato a creare un’unica zona con organismi di gestione unitari per la sanità, il sociale, e la scuola.
Lo sviluppo economico e l’addensamento demografico è nettamente distinto fra la montagna e il fondo valle. Qui, a partire però da Castelnuovo Garfagnana e scendendo, ci sono attività artigianali commerciali e industriali (cartario).
Nella parte media e alta dei lati della valle si assiste a un nuovo spopolamento e ad un progressivo impoverimento di risorse economiche. Alcuni paesi sembrano ormai vicini all’abbandono totale. E’ vero che ci sono inglesi o altri che acquistano le case, le salvano dal crollo, ma rendono i villaggi ancora più vuoti.
L’organizzazione amministrativa della valle è frazionata in 21 comuni; la Garfagnana ne conta ben 16.
La Comunità Montana della Garfagnana (non conosco bene l’altra) frequentemente non riesce a coordinare una politica generale, ma esaurisce la sua azione nella suddivisione delle risorse in modo indifferenziato: tutti contenti, nessun vantaggio generale, nessun cambiamento reale e tutto continua secondo la casualità dell’evoluzione e, magari, garantendo anche il potere a chi sa giocare bene in un ambiente di questo tipo.
Ci sono stati alcuni momenti interessanti nella prima metà degli anni novanta, c’era quasi un’aria nuova, una capacità di progettazione particolare, l’idea di scegliere per incidere. Poi tutto è ritornato alla “normalità”. I sindaci più “bravi” sono stati e sono quelli che sanno fare (apparentemente) l’interesse del proprio comune, anche a scapito degli altri. In Regione lo sanno bene: basta dare qualche contentino ai sindaci più intraprendenti e la valle tace, non chiede, non rompe e gli investimenti seri possono essere fatti da altra parte.
D’altra parte in un sistema politico democratico senza più i partiti tradizionali, da noi, la garanzia di elezione è molto “alla romana”, cioè basata sulle clientele e/o legata all’assecondare le idee più semplici, più popolari e generalmente poco utili allo sviluppo della valle.
Su tutti questi temi avrei intenzione di tornare via via, approfondendo e facendo esempi reali. Sarebbe tuttavia essenziale che questo testo e i successivi fossero uno stimolo per altri. Se portassimo qui tante voci forse potremmo proprio “crescere insieme”
Dei seguenti è rimasto l’incipit e nient’altro.
Aver ragione al passato
Non mi interessa aver ragione al passato, dire:”Vedi, avevo visto giusto!”; “Vedi, avevo ragione!”. ……………….
Scuola pubblica addio?
E’ sempre più forte la sensazione che la scuola pubblica che abbiamo sognato negli ultimi quaranta anni, ma immaginata già prima, sia giunta al capolinea. ………………
Cambiamenti di epoca
Siamo chiaramente nel bel mezzo di un grande cambiamento. O almeno così penso insieme a molti. Ma si continua ad aspettare che succeda prima di organizzare un qualcosa. …………………..
La rinuncia alla verità
Non so se è iniziata nel 1993, quando si capì che la stampa si era schierata in modo netto e non ricercava più la verità ma solo ciò che serviva alla tesi della parte politica. ………………
L’ultimo intervento è del 10 Ottobre 2011 – 21:21