S.MICHELE (da R.Raffaelli)
Ritornando sulla destra del Serchio, e traversando il paese di Piazza, incontrasi un ponte in pietra, di recente costruzione, sul fiume detto di S. Michele, che si passa per giungere a quel Castello. Quel ponte fu gettato nell’anno 1827 sul disegno dell’Ingegnere Provinciale della Garfagnana Luigi Bonini, con una spesa di L. 2742.12.
S. Michele è antica Terra, e fu nei secoli di mezzo importante e forte Castello, residenza dei Conti di tal nome (1).
Attualmente è formato di 21 case, con 18 famiglie, e 112 abitanti.
E’ situato su di un poggio fra Piazza e Nicciano, ed il paese è diviso dal fiume detto di Gramolazzo o dell’Acqua Bianca, ma le due borgate comunicano fra loro mediante un antichissimo ponte di pietra, ad un solo arco, costrutto, stando alle memorie, dai Nobili Spinetta feudatarii di quel castello.
Apparteneva anch’esso alla Mensa Vescovile di Lucca, e fu dato a titolo di feudo a Conemondo de’ Conti Nobili, cui fu pure allivellata una casa con corte domenicale posta a Sala, come risulta da un istrumento del 3 aprile 883.
Conemondo, secondo l’albero genealogico di quella antichissima famiglia, era figlio di Guglielmo Conte della Verrucola, che è il primo che di essa conoscasi. Un ramo di questa casa, sebbene assai decaduta di fortuna, vi esiste tutt’ora, mentre un altro, secondo il Paolucci, si trasferì a Lucca dove visse nobilmente. Vi è invece chi crede che la famiglia dei Conti Nobili di Lucca discenda dai Conti di Dalli.
Altri però opinano, probabilmente con più ragione, che provenga da quella di S. Michele, di cui un ramo si trasferì a Castiglione, e da questo sarebbe discesa Leonello che ebbe il Benefìzio di S. Pellegrino, che ancora conservasi in giuspatronato dalla famiglia stessa.
Guido, figlio di Spinetta, Conte di S. Michele e di Castelvecchio, nell’anno 983 impose le decime, ossia un dazio a proprio vantaggio, da ritirarsi sopra quei paesi che Ugolinello figlio di Superbo del fu Armanno de’ Nobili, della famiglia dei figli di Guido, donò poi alla Pieve di Castello, con atto solenne del 4 marzo 1110, rogato da Luchino Gherarducci Vermi notaro imperiale. Di questa famiglia fu anche un Ugolino, Canonico della Cattedrale di Lucca e Sagrista Maggiore, come risulta da un istrumento di Ser Bartolommeo da Bozzano del 1288.
La suddetta donazione fu confermata dalla Contessa Matilde, con atto del 4 ottobre dello stesso anno, rogato in Pontremoli dal ‘suo Cancelliere Chaiserus Martiali (2). Anche i Conti di S. Michele, come quelli di Gragnana, di Dalli ec. furono spogliati dei loro domimi da Castruccio degli Antelminelli, quando, essendo egli nominato nel 14 luglio del 1316 Capo del Consiglio di Lucca, e difensore della Parte Imperiale, mosse, nell’agosto del 1319, con poderoso esercito verso la Garfagnana, desideroso di riconquistare le Terre che erano avverse ai Lucchesi.
Ma non andò guari che tornarono a godere de’ molti privilegi concessi ai loro antenati da Federigo II nel 1242, confermati poi dall’Imperatore Carlo IV, che li esoneravano da qualunque gravezza reale e personale. Ciò risulta eziandio da un decreto di Ercole II dato a Ferrara il 20 giugno del 1554, a favore della famiglia dei Nobili Spinetta di S. Michele, in cui sono richiamati anche i privilegi precedentemente concessi alla medesima da Federigo, e da Carlo, e confermati dagli Estensi nel 1470 e nel 29 aprile 1533 (3).
Il 9 di agosto del 1341 S. Michele, al pari delle altre terre che il Marchese Spinetta Malaspina possedeva in Garfagnana, e sulle quali aveva l’alto dominio, fu venduto alla Repubblica Fiorentina per mezzo del Procuratore Buonaventura da Castagneto, la quale rilasciò poi tutti i paesi acquistati in feudo al venditore.
La invasione di Castruccio, e le vicende politiche di quell’epoca ridussero i Signori di S. Michele in tristi condizioni, come vien comprovato, fra gli altri, da uno strumento di vendita che faceva certa Giovanna del fu Franceschino della casa di Guido, di una pezza di terra nel territorio di Sala il 12 aprile 1346 (4).
Nel 1300 esisteva ancora un sigillo di Paolo, Conte di S. Michele; ed anche al dì nostri conservasi in quella famiglia l’arma degli antichi Conti, nel cui campo è l’acquila bicipite. Sebastiano de’ Nobili Spinetta il 3 agosto 1827 ricorreva al Governo, rappresentando, che in virtù dei sovraccennati privilegi, la sua famiglia era esente da qualsiasi onere reale e personale; e che, essendo nata contestazione nell’anno 1755 fra i suoi maggiori e gli uomini di S. Michele in ordine all’esenzioni da loro ab antiquo godute, si devenne ad una transazione, come da rogito Dini del 15 aprile di detto anno. Fu quindi concordemente stabilito:
1.° Che rispetto ai taglioni, ed altre gravezze che potevano imporsi in avvenire per occasioni di guerre, dovessero i Conti Nobili Spinetta pagarle indistintamente come gli altri comunisti.
2° Che rispetto alle colte ordinarie, ed ai frutti di censi, sebben contratti in occasione di guerre, fossero i medesimi obbligati a pagare la metà soltanto delle gravezze che venissero imposte dalla Comunità di semestre in semestre, o di anno in anno.
Chiedeva pertanto il suddetto Sebastiano che venissero mantenuti dal Comune i patti del compromesso relativi agli oneri reali e personali, dichiarandosi disposto a far valere i suoi diritti per le vie ordinarie dei Tribunali.
Ma assunte dalla Consulta Governativa le più esatte informazioni in proposito, fu deciso, che, avendo il Nobili soddisfatte per intiero le pubbliche contribuzioni, dopo l\’anno 1813, senz’aver giammai presentato alcun reclamo, fino al 1827 i suoi privilegi erano perenti ed estinti (5).
Fino al 1792 questo Castello dipendeva dalla Pievania di Piazza; ma il 15 febbraio di detto anno vi fu eretta una Parrocchia sotto il titolo di S. Michele Arcangelo, per maggior comodo di quelli abitanti, e venne così smembrata dall’antica, cui era stata soggetta per tanti secoli (6).
E’ distante da Piazza suo capoluogo solo un chilometro; e 4,600 da Camporgiano. Da S. Michele, salendo il colle a ponente che gli sovrasta, e traversato il torrente di Gragnana, per una strada someggiabile della lunghezza di un chilometro, si giunge a Nicciano, ove non andrà guari condurrà una strada ruotabile, come vedremo quando si tratterà di Minucciano.
Note
(1) Fu questa la più antica e più potente famiglia della Garfagnana di cui restino memorie. Il suo albero genealogico, di cui ho potuto trarre fedelissima copia, comincia da Guglielmo Conte della Verrucola della famiglia Gherardenga, padre di Colemondo detto Rosso.
(2) Fiorentini, Memorie della Contessa Matilde.
(3) La pergamena portante il suddetto decreto trovasi ancora presso la stessa famiglia di S. Michele.
(4) Archivio di Stato di Lucca, fra le scritture di Giov. Battista Orsucci.
(5) Rapporto della Consulta de’ 2 dicembre 1827, N. 1096.
(6) Nella chiesa di S. Michele esiste una Confraternita sotto il titolo del SS. Sagramento, che sottoponeva i suoi Capitoli di erezione al Governo della Provincia il 10 maggio 1838 a seconda delle prescrizioni governative.