Livignano

LIVIGNANO (da R.Raffaelli)

Questo paese, chiamato nel 1376 Comune Livignani, è posto in poggio alle falde dell’Appennino presso la ripa sinistra del fiume di Soraggio. Contiene 23 case, 22 famiglie, e 147 anime. Ha Parrocchia (Arcipretura) sotto il titolo di S. Giovan Battista; e quella chiesa fu restaurata nell’anno 1828, mediante un sussidio di L. 1000 elargito dal Duca Francesco IV (1). Sull’altare maggiore vedesi un quadro rappresentante l’Ascensione di Cristo, con sotto S. Gio. Battista, pittura di buona scuola Parmigiana del secolo XVI.
Livignano era uno dei feudi, fino dai primi secoli dopo il mille, appartenenti ai Vescovi di Lucca, ai quali venne confermato dall’Imperatore Ottone IV, con un privilegio del 14 dicembre 1209, spedito da Fuligno a Roberto Vescovo, e ripetuto da Carlo IV, mentre trovavasi a Pisa nel 15 febbraio 1355, a favore di Berengario, egualmente Vescovo di Lucca.
Il paese è distante dal suo capoluogo 4 chilometri; 7,590 da Camporgiano, e quindi 16,469 da Castelnuovo. Il dipender poi dal Mandamento di Minucciano, come tutti gli altri paesi di questo Comune, torna di gravissimo incomodo a quegli abitanti, sia per la distanza, sia per la difficoltà del commercio, mentre sono a pochi passi da Camporgiano.
Un vastissimo incendio, casualmente avvenuto nella notte del 25 al 26 novembre del 1856, produsse grave danno agli abitanti di Livignano. Alle ore 9 di sera videsi improvvisamente tutta in fiamme una capanna, posta al di sopra del paese, di proprietà Bernardini, senza speranza di poter salvare il bestiame che vi si conteneva. A stento riuscirono a porsi in sicuro i coloni, che trovavansi nelle vicine loro abitazioni; imperocché il fuoco, reso più gagliardo dal vento, che spirava impetuoso, si appiccò ad un metato, e quindi alla capanna ed alla casa di certo Paolucci, e, quasi ad un tratto, ad altre otto capanne e ad un vicino metato, che in un momento furon preda delle fiamme. Gli abitanti circondati dal fuoco, erano atterriti, e tutti intenti a porre in salvo le loro sostanze, e parte delle stesse loro case. Gli uomini dei vicini paesi di Orzaglia, Caprignana, e Borsigliana, scossi dalle campane di Livignano, che suonavano a stormo, accorsero in buon numero sul luogo del disastro, come fecero altri dei più lontani di Sillano, di Dalli, di Cogna ec. dandosi con ogni sforzo ad isolare l’incendio. Dopo molte fatiche riuscirono a dominarlo, e poter salvare dalle fiamme diverse case, alcuni cereali, e molto bestiame, di cui peraltro perirono 83 capi fra grosso e minuto, cioè 7 vacche, 6 cavalli e muli, 11 maiali, e 59 pecore. Soltanto alle 4 del giorno successivo il fuoco fu vinto, ma non potè dirsi totalmente spento che alle ore 10 di sera.

Note
(1) Atti Governativi, num. 271, 326 del 1828.