Torrite

TORRITE (da R.Raffaelli)
Partendo da Castelnuovo e percorrendo la strada che dal Borgo della Madonna scorre lungo la sponda del fiume Turrite, assai più in alto denominato Turrite Secca, dopo un chilometro e mezzo di cammino, incontrasi un paese cui il fiume stesso dette il suo nome. E’ un villaggio assai antico, trovandosi nominato in uno strumento lucchese de’ 28 maggio 952. Giace sulla destra del fiume, sopra una fertile pianura irrigabile per la massima parte; la chiesa, posta sulla riva sinistra, dipende dall’Abate di Castelnuovo, e vi dà accesso un ponte di pietra costruito nel 1846, giusta la perizia dell’Ingegnere Provinciale Antonio Bianchi, colla spesa di lire 2827,88, divisa fra lo Stato e la Provincia. Torrite ha 55 case unite e 49 sparse, con 56 famiglie e 300 abitanti, che nel 1832 ascendevano soltanto a 240. Le limpidissime acque dalle quali è bagnato danno trote eccellenti, ed animano diversi opifici.
Questo villaggio fu conosciuto in antico per le preziose acque termali che vi scaturiscono poco sopra, dal Iato destro della Turrite, ove esistevano appositi fabbricati, di cui alcuni vogliono attribuire la fondazione alla Contessa Matilde; cosa che il Pacchi esclude affatto. Di coteste acque fece un’assai accurata descrizione il Dott. Lavelli. Le visitò il Vallisnieri, e nell’atto che ammirava la diligenza degli antichi, stupì della negligenza de’ moderni. Infatti vi erano nobilissime fabbriche per comodo di chi andava a bagnarsi, delle quali compianse le ruinose vestigia. «Un bagno di bellissima struttura (son parole del Vallisnieri) era pieno di sassi, di fango, d’immondizie e di spezzati avanzi d’una caduta casa; e le acque, per altra via da loro fatta, nel vicino fiume, non considerate e neglette, cadevano. L’altro bagno è con qualche diligenza conservato, e può ancora servire al sollevamemo degli infermi. E’ di figura quadra, con le sue sedie di marmo all’intomo e un’altra nel mezzo, con una volta di mattoni cotti coperto. L’acqua ferventissima, per un sotterraneo acquidotto, dal piede del monte viene guidata dentro il bagno, dove è un tubo, che co’ suoi ordigni si serra e s’apre a capriccio, e per un altro canale si guida attorno il medesimo ad altri usi. Il considerabile si è che contiguo all’acquidotto dell’acqua calda ve n’è un altro d’acqua limpidissima e freschissima, che segue il medesimo corso e và a scaricarsi anch’essa nel detto bagno, e la quale parimenti viene da altre bande divertita, conforme piace o al guardiano dei bagni o a que’ che si bagnano. Così con non volgare miracolo della natura e dell’arte temperano o temperar possono ad arbitrio ora il troppo caldo dell’una, ora il troppo freddo dell’altra… A questi è annessa una camera assai comoda per ritirarsi dopo presi i bagni, e v’erano altre fabbriche, ma diroccate e neglette. Il calore di quest’acqua, il sapore e le virtù sono le stesse delle acque d’Abano o de’ Colli Euganei, essendo però queste prive affatto di tartaro petrificante e perciò meno sospette di quelle d’Abano. Abbondano di sale, d’una terra alcalica candidissima, d’uno zolfo volatile… Si possono prendere internamente ed esternamente, e giovano a tutti que’ mali a’ quali quelle de’ Colli Euganei giovano… Se alcuno temesse la troppo loro attività, può facilmente con l’acqua fresca temperarle e ridurle al sapore e al calore di quelle della Vergine di Monte Ortone. Sono pur ottime ne’ tumori estemi ed intemi di natura ostinata e non cedenti agli altri rimedi, con l’adoprarle a maniera di stillicidio o di fomento o in altro modo più utile ed aggradevole (1)».
Un forte terremoto, avvenuto nel 1747, rovinò gli avanzi delle antiche terme, e fece se non scomparire, almeno mescolare le acque minerali con quelli dolci del fiume. Quando l’alveo del medesimo è basso, spesso le termali vi ricompariscono, ma in modo da non potersi utilizzare se non per bevanda, conservando un’azione purgativa assai blanda. Nel 1874 l’Avv. Emidio Coli, allora Sindaco di Castelnuovo, tentò di rintracciare in luogo più alto l’antica sorgente, ma non conseguì l’effetto desiderato e, bisognandosi troppa grave spesa, ne depose il pensiero.
Verso quelle antiche terme eravi una rocca assai forte, la quale corrispondeva con quella detta di Monti, cioè di S. Pantaleone, dove ora sorge la fortezza di Montalfonso. Poco al di sopra del villaggio di Torrite avvi un luogo che veramente sorprende il viaggiatore. E’ un seno alla base di altissime rocce, solcato dalle limpide acque del fiume, sulla destra del quale vedesi ad un’altezza di 500 metri il campanile di Sassi su di una rupe inaccessibile; alla sinistra ha il precipitoso monte di Rontano, di cui non giungesi a vedere la cima; a ponente, mediante una curva, resta chiuso il seno da monti erti e rocciosi.

NOTE
(1) Vallisnieri, Opere fisico-mediche. In Venezia, MDCCXXXIII. Appresso Sebastiano Coleti; II, 442.