NICCIANO E CORTIA (da R.Raffaelli)
All’altezza di 529 metri sul livello del mare, sopra un poggio vestito di bella coltivazione, a sinistra del fiume di Minucciano, ed alla base del monte Tea, sorge la Terra di cui imprendiamo a parlare, la quale in antico era detta Nizzano. E’ un Castello fortificato con mura, che appartenne al Marchese Spinetta e che fu da lui venduto alla Repubblica Fiorentina. Nell’anno 1832 contava 295 abitanti, e 234 nel 1600. Oggi novera 47 case con 40 famiglie, e 190 anime in paese, alle quali unendo le 36 formanti 9 famiglie con 10 case sparse nella campagna, compreso il piccolo villaggio di Cortia, si ha una popolazione di 246 individui, fra i quali 20 indigenti.
La Parrocchia di Nicciano, sotto il titolo di S. Matteo, estende la sua giurisdizione, non solo sulla villata di Cortia, che ha pure un pubblico Oratorio, ma eziandio sul Castello di Gragnana, che anticamente avea la sua Parrocchia col titolare di Santa Margherita, ed è oggi ridotta a semplice Cappellania, come vedremo a suo luogo.
Nell’anno 1580 un orrendo sacrilegio fu perpetrato nella chiesa di Nicciano, colla uccisione fattavi del Rettore, la quale portò naturalmente la interdizione dei divini uffizi, nella medesima. Fu poi ribenedetta dal Cardinale Alessandro I Guidiccioni, Vescovo di Lucca, perché il Vescovo di Sarzana (1), che n’era il diretto Pastore, si trovava impedito dal compiere le cerimonie prescritte dai Canoni, a cagione della peste che allora desolava quella città.
Il dì 8 maggio 1603, mentre le sorti dei Lucchesi sotto Castiglione correvano assai sinistre, un corpo di milizie che stanziava nei loro paesi di Lunigiana, comandato dal Capitano Jacopo Coreglino, uscito per depredare bestiami su quel degli Estensi, assalì Cortia, e quindi Nicciano; e, vinta la resistenza dei Garfagnini, fece dare il sacco ai due paesi, e quindi appiccarvi il fuoco, con danno gravissimo di que’ terrazzani.
Nicciano fu patria di A. Lemmi, conosciuto sotto il nome di Duca Tognone, il quale merita esser qui ricordato pel suo animo e valore. Fattosi capo dei Garfagnini più ardimentosi che rifiutavano di piegare il collo alle ingiuste esigenze de’ Galloispani, che dopo la capitolazione del 1704 tenevano guarnigione nella Provincia, seppe colla sua energia e col suo coraggio intelligente formare un accampamento sotto Camporgiano, barricare i passi delle strade, e prepararsi a tale difesa, che lo straniero, avutone sentore, si ritirò coi suoi 500 granatieri nella fortezza di Montalfonso, rinunziando alla impresa di invadere colle armi la parte superiore del paese, e di aggravare la prepotente sua mano su quei buoni abitanti.
Anche di qua ci sarà mestieri tornare sui nostri passi per rimetterci sulla via Provinciale; e così in breve ci troveremo a poca distanza dal casale di Colognora.
Note
(1) Era allora Vescovo di Sarzana Gio. Battista Braccelli, nobile genovese, che resse quella Diocesi dal luglio del 1672 al 1690.