Castello di Castiglione

CASTELLO DI CASTIGLIONE

E’ questo un antico castello, sulla sinistra parte del Serchio, di figura quadrilatera, munito di forti bastioni, torrioni, e di un fortilizio che gli sovrasta a nord-est, divenuto oggi una deliziosa proprietà del Cav. Antonio Vittoni di Castelnuovo. Fino da’ più remoti tempi ebbe moltissime vicende per la interessantissima posizione strategica. I Signori di Castiglione sono nominati nei privilegi di Federigo I del 1185 e di Federigo II del 1242. Nell ‘anno 1014 Grimazzo o Grimizzo, Vescovo di Lucca, dette Castiglione in feudo ai Nobili Gherardenghi, i quali poi ne furono espulsi dai lucchesi, e ne perdettero il dominio (2). Nel 1169 questo Castello con diverse altre terre della Garfagnana, fra le quali il Comune di Ceserana, parteggiò pei Pisani, che vi spedirono il loro Console Guidone Mercato con cento cavalieri, il quale poi al momento di ripartirne vi lasciò un presidio, sotto il comando di Veltro da Corvaia.

Offesa oltremodo la Repubblica Lucchese per la ribellione di un Castello ch’erale rimasto fedelissimo sino a quell’epoca, mandò a quella volta ristesso suo Podestà, Beradigo da Bozzano, con buon numero di truppa. Esso, fatta sosta per diversi giorni a Castelnuovo per raccogliere altri soldati, mosse a darvi l ‘assalto. S’impegnò la battaglia, in cui essendo eguale il valore la sorte rimase incerta per diversi giorni. Finalmente arrise ai Lucchesi, che fatti molti prigionieri, fra i quali l ‘istesso Veltro da Corvaia, vollero vendicarsi distruggendo Castiglione quasi dalle fondamenta. La popolazione spaventata si dette a fuggire, ed una parte si rifugiò a Frassinoro, paese al di là dell ‘Appennino. In seguito poi delle reiterate preghiere, fu ad essa concesso perdono, con facoltà di ricostruire il Castello, con obbligo peraltro, insieme coi Signori Gherardenghi (che avevano fomentata la ribellione) di giurare fedeltà alla Repubblica (3). Dopo 57 anni, e precisamente nel 1226, ad istigazione de ‘ Pisani, Castiglione si ribellò nuovamente alla Repubblica, la quale l ‘anno appresso nel mese di febbraio vi spedì il suo Podestà con 500 fanti ed altrettanti cavalli, e cinto di assedio il Castello, dopo sei giorni (sebbene vi fosse alta la neve) lo riconquistò, e lo danneggiò molto col ferro e col fuoco (3). Dopo le guerre che in seguito ebbero luogo, tornò in potere dei Pisani; ma nella pace conclusa il 13 giugno 1276, fu stabilito per espressa condizione fra i medesimi e la Repubblica Fiorentina, che Castiglione fosse restituito a quella di Lucca. Quando la Garfagnana nel 1308 era divisa nelle tre Vicarie di Barga, di Gallicano, e di Castiglione, questo fu capoluogo della Vicaria omonima, che componevasi delle seguenti Terre e Castelli, cioè Palleroso, Ciciorana, (oggi Ceserana), Campori, Carpineta, Cerageto, Piano di Cerreto, Mozzanella, Monticelli, Verrucchio (4), Magnano, S. Donnino, Massa di Sassorosso, Pontescosso (oggi Pontecosi), Ponteardito (Pontàrdeto), Gragnanella, Chiosa (oggi Chiozza), Marcione, S. Pellegrino, Castelnuovo, Capraia, Barghecchia, Sillico, Roggio, Gramolazzo, Vagli sopra e Vagli sotto. Villa Collemandinga, Sassorosso, Quarfino (ora Corfino), Sericagnana (oggi Sillicagnana), Pieve a Fosciano, Castagnora. Questa Vicaria nell ‘anno 1382 componevasi di 887 capi di famiglia, e 2536 individui (5). A quell ‘epoca risiedeva in Castiglione un Commissario della Repubblica, che adempiva le funzioni di Giudice, con un Cancelliere notaro e attuario. Nel 1341 questo Castello apparteneva al Marchese Spinetta Malaspina, che con atto solenne del 5 agosto, rogato per mano di Bartolo Notaro, lo vendeva alla Repubblica di Firenze, con altre Terre e Castelli che possedeva in queste parti. Nell ‘anno seguente Lucca fu soggiogata dai Pisani coll ‘aiuto di Luchino Visconti; nè riuscì ai Fiorentini di riguadagnarla. Ma il Visconti non soddisfatto de ‘ suoi alleati, nell ‘anno seguente occupò alcune terre della Garfagnana, fra le quali Castiglione, che però dovette ben presto abbandonare al sollecito sopraggiungere di 300 cavalli e 600 fanti spediti da Pisa sotto la direzione di Francesco Castrucci. Ritornato peraltro nel 1344 con nuove truppe, riuscì ad impadronirsi di quel Castello e di altre terre, cui recò molto danno; se non che venuto poco dopo coi Pisani a concordia, restituì ad essi tutti i paesi che aveva invasi nella Garfagnana.

Dopo che i figli di Castruccio, Alderigo e Vallerano furon cacciati da Lucca, e si ritirarono in alcuni loro possessi che avevano in Garfagnana, nel 1357 accozzato un corpo di truppa di 400 cavalli e 2000 fanti, cinsero di assedio Castiglione, ma il 12 agosto ne furono ricacciati dai Pisani, come abbiam visto trattando del Comune di Pievefosciana al titolo Capraia (pag. 201). Le solide mura di quel Castello furono costruite nel 1371; ed in esso fu ratificata, il 10 marzo dell ‘anno medesimo, la pace conclusa fra il suddetto Alderigo ed ogni altro della sua lega colla Repubblica lucchese. I Pisani, cui interessava moltissimo il possesso della Garfagnana, tentarono promuovere in essa una rivoluzione, valendosi, nell ‘anno 1396, dell ‘opera di un certo notaro Giovanni Linelli di Castiglione. Egli riuscì a far ribellare alcuni paesi della Vicaria di Camporgiano, e fatto più ardito, coll ‘aiuto di Ser Boso da Sillano, passò all ‘assalto di Castelnuovo; ma giunto da Lucca buon numero di truppa, il Linelli si salvò colla fuga dandosi ai Visconti di Milano e Ser Boso fu preso, tradotto in quella città, ed ivi decapitato. Anche il primo pagò poco dopo il fio del suo tradimento, dapoiché essendo stato rinvenuto nel Castello di Ripafratta quando i Fiorentini lo ricuperarono dai Lombardi nel 1405; venne da loro ucciso, ed il cadavere ne fu gettato da quella fortezza. Finalmente dopo la pace del 1441 Castiglione rimase ai Lucchesi, formando quasi un ‘isola in mezzo alla Garfagnana, già divenuta per le diverse dedizioni, di proprietà degli Estensi. Dalla parte meridionale del Castello in linea retta vedesi l ‘antico fortilizio detto il Bargilio sui monti di Diecimo e di Borgo a Mozzano, del quale servivasi la Repubbica per dare segnali a Castiglione, coll ‘intermedio della torre di Montecatino, che sorge anche attualmente fra il Bargilio e la città. Nella famosa giornata del 17 luglio 1583, quando le milizie Estensi piombarono da varie parti sulla Garfagnana e sulla Lunigiana lucchese (cioè nella Vicaria di Minucciano), il Capitano Borghi, lasciato un forte presidio a S. Pellegrino, invase Chiozza, Campori, Monticelli, Piandicerreto e Cerageto, recando ovunque danni gravissimi col sacco e col fuoco. Scese quindi a Pievefosciana, e vi stabilì il suo quartiere. Irritati i Lucchesi di queste atrocità, mossero da Castiglione verso Villa Collemandina, ove accadde uno scontro, in cui rimasero diversi morti e feriti dall ‘una e dall ‘altra parte. Giuntane notizia al Colonnello Galignano, il quale (come vedremo) aveva il suo quartier generale a Sillano, spedì immantinente a quella volta i Capitani Rocca, Vecchi e Farinelli, i quali arrivati sul luogo ov ‘era accaduta la zuffa, posero il fuoco a Tramonti, a Carpineta, a Marcione, e ad una segheria per legnami, risparmiando soltanto una fabbrica di ferro di ragione di Michele di Salvatore Guinigi di Lucca. Quando nel 1602 il Bentivoglio cinse di assedio Castiglione, i suoi abitanti lo sostennero valorosamente per tree giorni, rendendo inutili tutti gli sforzi del Generale modenese, che dovette poi ritirarsi, guidando le sue truppe su Monteperpoli, ove si fortificò. I Castiglionesi, ignari dell ‘ordine ch ‘era giunto al Bentivoglio, di cessare le ostilità, pei richiami del Fuentes al Duca Cesare, assalirono alle spalle la retroguardia dei modenesi, ne uccisero 25, e poscia si condussero a Corfino ed a Sassorosso, appiccandovi il fuoco per vendetta dei danni sofferti.

Anche nel maggio dell ‘anno successivo si riaccese la guerra fra gli Estensi e i Lucchesi. Questi non tardarono a rinforzare Castiglione con un corpo di 500 uomini comandati dal Colonnello Lazzaro Giovardi, e Gallicano con altri 500 sotto il comando del Generale Jacopo Lucchesini; il quale volendo mandare più tardi nuova truppa a quel Castello, e trovando ostacoli nelle vie ordinarie, rigorosamente ‘ guardate dagli Estensi, fu costretto avviarla per sentieri scabrosi dell ‘Alpe del Sillico, passando per un luogo detto anche attualmente il Volpiglione; ma i Modenesi che erano a S. Pellegrino, accortisi del tentativo, mossero a contrastare il passo ostinatamente. Fu quindi necessario che una parte del presidio di Castiglione accorresse a liberare i suoi commilitoni dalle strette in cui si trovavano, e dopo molti sforzi riuscì di sgombrare la via ai nuovi arrivati, e di scendere e rientrare con essi trionfalmente nel Castello in mezzo alle pubbliche dimostrazioni di gioia. In quel fatto peraltro i Castiglionesi disgraziatamente perdettero diversi uomini, e fra gli altri l ‘Alfiere Pierotti. Un altro corpo di 400 uomini, diretti dal Capitano Mario Trenta, erasi spedito contemporaneamente dai Lucchesi a presidiar Minucciano. In altro scontro cogli Estensi, avvenuto verso Campori, rimase gravemente ferito il bravo Capitano Francesco Guasparini, che poco dopo, cioè il 15 maggio, dovette soccombere (6). Ma non tardò il Bentivoglio ad assediar nuovamente Castiglione. Mandò prima il Marchese Luigi Montecuccoli a dare l ‘assalto a Montepigoli, luogo eminente ed interessantissimo, e quindi guardato in modo particolare dai Lucchesi. Dopo breve, ma accanito combattimento, in cui fu grande la mortalità d ‘ambe le parti, il Montecuccoli guadagnò la posizione, e vi pose una batteria (7). Frattanto il corpo d ‘armata cinse il Castello; ed accortisi che anche una chiesa a poca distanza dal medesimo, detta la Corba, erasi fortificata dai Lucchesi, il Bentivoglio spedì ad assalire quel ridotto il Capitano Alfonso Coccapani modenese, cui fu facile impadronirsene, mentre il presidio, sorpreso di notte tempo improvvisamente, si dette alla fuga ai primi colpi del nemico. Il fuoco di Montepigoli demolì ben presto la torre del Castello detta Brunella; mentre un ‘altra batteria collocata più in basso avealo fulminato più da vicino, ed aperta una breccia, per la quale il Conte Ercole Cesis con altra nobile gioventù venturiera, da varie parti arrivata al quartier generale del Bentivoglio, ebbe ordine di dare l ‘assalto. L ‘arrivo improvviso peraltro di due ambasciatori e di un corriere da Modena fecero sospendere le ostilità, e poco dopo si concluse la pace (8).

Le truppe lucchesi partirono da Castiglione cogli onori militari, accompagnate da uno squadrone di cavalleria lombarda fino a Monteperpoli, e .il Bentivoglio fece collocare in Montalfonso tutte le artiglierie che aveva seco condotte. Il Castello ebbe a soffrire molti danni, sia per l ‘assedio, sia pel bombardamento che avea sostenuto. In memoria dei fatti accaduti durante l ‘anno 1603 i Castiglionesi posero una lapide commemorativa su quel palazzo Municipale, colla seguente iscrizione: « Mentre gli uomini di Castiglione, con forte animo risoluti di morir sudditi dell ‘Eccellentissima Repubblica di Lucca, attendevano la seconda volta nello spazio di un anno a fare animosa resistenza al numeroso esercito dei Modenesi, el altri che aspramente battevano ed assediavano questo Castello, essendo mandato il soccorso delli Ill.mi SS.i dell ‘Offìz.o delle Differenze, fu anche da loro scritta una lettera a questa Comunità così amorevole, che facendo mentione della antica sua fedeltà, si conserva fra le cose più care nell’Archivio di Castiglione. Fatta poi la pace fra SS.i Lucchesi et il Duca di Modena, piacque all ‘Eccell.mo Consiglio di segnalar la fede et attioni degli Homini di Castiglione col privilegio che possano portar l ‘armi anco per la città. Onde per decreto dell’Hono.le Consiglio et General Parlamento di Castiglione, si lascia memoria di queste cose a quelli che ne’ futuri secoli nasceranno, acciocché con l’esempio dei loro antenati siano perpetuamente fedeli sudditi all ‘Eccell.mi SS.i Nostri, alla Benignità de ‘ quali possono sperar sempre gratie maggiori ». GIULIO PIEROTTI E PIETRO ARRIGHI Sotto Deputati MDCIII

Troppo lungo sarebbe il descrivere le guerre più terribili e sanguinose del 1613, in cui Castiglione ebbe la parte principale, dando sempre prove di sommo valore, abnegazione e coraggio. Soltanto accenneremo che essendo rimaste in quella occasione molto danneggiate dalle armi de ‘ Modenesi anche le mura della Rócca e del Castello, vennero restaurate, e riparati i guasti nei tre anni successivi a cura di Lelio De ‘ Nobili, allora Commissario di Castiglione, come risulta dai conti delle spese relative, che si conservano nell’Archivio di Stato in Lucca, ove esistono eziandio i disegni delle fortificazioni, con quelli di Gallicano e di altri luoghi.

Attualmente Castiglione ha tre porte, le quali non servono che a rammentarne l ‘antichità, essendosi permesso dal Municipio, già da qualche anno, a quelli che avevano fabbricate case sulla mura castellane, di aprirvi l ‘ingresso anche dalla parte esterna. In addietro le porte erano soltanto due, poste ai lati di levante e di mezzogiorno. L ‘altra a ponente fu aperta per comodo della popolazione or son pochi anni. Nel 1848 essendosi quelli abitanti assai intimoriti per le politiche vicende, e pei movimenti militari che allora avvenivano, desiderarono fosse meglio provveduto alla loro sicurezza, specialmente di notte tempo; per cui il Municipio il 7 di agosto ottenne dal Governo Provinciale la facoltà di costruire forti serrature alle due porte del Castello per poterle chiudere ad ogni evenienza (9). Presso la principale dal lato di mezzogiorno avvi una piazza che fu ampliata dal Municipio, colla occupazione di un orto appartenente al Comandante del Castello, detto Capitano di Porta, che fu ceduto dal Governatore della Provincia Don Galasso Pio di Savoia quando, nel 1821, venne meno la detta carica di Capitano di Porta (10).

Nell ‘interno del paese esistono 89 case, 79 famiglie, e 342 abitanti; e nella campagna, compresa la Cura di Chiozza, 516 fabbricati, 417 famiglie, e 2451 anime. La sua posizione è veramente incantevole, dominando buona parte della Garfagnana, e presentando da ogni banda belle e svariatissime vedute. Siede su di un poggio che forma controfforte dell ‘Alpe di S. Pellegrino nei grad. 28.3. ‘ di longitudine, e 44°9. ‘ di latitudine; a 531 metri sull ‘altezza del mare (11). Ha da levante il fiume Esareolo, che ne bagna la collina: ad occaso il rio che scende dai monti di Villa Collemandina denominato di Magnano di Mozzanella. Sono dentro le mura due chiese parrocchiali, l ‘una sotto il titolo di S. Pietro, l ‘altra di S. Michele; ambedue nominate nella nota delle chiese di Pievefosciana del 1260. Della prima si hanno memorie fino dal 723; e ne risulta che ai tempi di Luitprando Re de ‘ Longobardi, e del Vescovo Telesperiano (12), nel mese di gennaio del suddetto anno. Arimando e Gandifredo, fratelli costruirono e dotarono la chiesa stessa. Nell ‘anno 768 poi la dote le fu aumentata dal suo Rettore, nel tempo che la sottoponeva allo Spedale di S. Colombano fuori di Lucca. Come apparisce manifesto da una lapide che tuttora vi esiste, questa chiesa venne consacrata il primo febbraio del 1197 da Guidone, Vescovo di Lucca; indizio sicuro che dovette essere in quel torno o rifabbricata dalle fondamenta o per lo meno grandemente accresciuta. Essa è rammentata, insieme con quella di S. Michele, nella Bolla di Alessandro III del 1168. Il Vescovo di Lucca Niccolò Guinigi (13), con approvazione pontificia, dava facoltà al Parroco di battezzarvi i bambini, che in addietro portavansi al fonte della chiesa matrice di Pievefosciana. Nell ‘anno 1391 alla chiesa di S. Pietro di Castiglione furono aggregate le altre di S. Bartolomeo di Chiozza, e dei SS. Jacopo e Cristoforo di Verrucchio, villa che più non esiste ai di nostri. Nel Registro Vaticano trovasi inscritta la Corte di Castiglione come tributaria della S. Sede per causa della Contessa Matilde. Il campanile di S. Pietro fu ricostruito nel 1827 su di un antico torrione del Castello. Rapporto a S. Michele si ha che essendone rimasta vacante la Parrocchia, per la rinunzia fattane dal Rettore Nicolao Gabrielli lucchese nel 1513, l ‘Università de ‘ Cappellani Benefiziati di S. Martino di Lucca ottenne da Roma che tutti i beni ed i frutti della stessa Parrocchia fossero incorporati nella massa dei Cappellani di quella Università, coll ‘obbligo però di mantenervi un Vicario che avesse la cura della parrocchia medesima (14). Cessato poi il Governo della Repubblica, e indemaniati i beni della Università dei suddetti Cappellani, la Commissone Ecclesiastica di Lucca fece un conveniente assegno in beni ed in censi al Parroco di S. Michele, al seguito di che quel Benefizio tornò ad essere di libera collazione per sentenza della Curia Romana in data del 20 ottobre 1851.

Fino dall ‘anno 1559 esisteva in Castiglione uno Spedale sotto sotto il titolo di Santa Maria di Piazza fuori del Castello, destinato a ricevere gli ammalati di quel Comune ed i pellegrini; ma essendosi introdotto l ‘abuso presso la popolazione di quei dintorni di esporvi i trovatelli, per deliberazione dei Consoli de ‘ Mercanti di Lucca del 3 giugno 1768, approvata dal Vicario Vescovile, fu chiuso, ed i suoi letti si trasportarono allo Spedale di S. Masseo in detta città. Il suo patrimonio peraltro fu aggregato nell ‘anno 1771 allo Spedale della Misericordia di Lucca, che assunse l ‘obbligo di ricoverare e mantenere gl ‘infermi e i bastardelli castiglionesi; e ciò mantenne fino al 1819, cioè per 48 anni consecutivi. Passato però Castiglione a quell ‘epoca a far parte del Ducato di Modena, reclamò i beni del suo Ospedale, ma inutilmente, dapoiché erano già stati venduti alla pubblica subasta alli fratelli Micheluccini a rogito Gabrielli del 2 novembre 1821 pel prezzo di L. 9900. Quando la Repubblica lucchese nel 1799 si cambiò di aristocratica in democratica, Castiglione ne seguì le sorti, ma ebbe per ciò stesso a soffrirne assai, dapoiché nell ‘anno successivo essendo acquartierata a S. Pellegrino una Divisione di 600 uomini Cisalpini e Liguri, comandata dal Capo Battaglione Desportes, questi fece invadere il Castello, v ‘impose una contribuzione di Italiane L. 11,200, ordinò il disarmo della fortezza, il mantenimento de ‘ suoi soldati, e il licenziamento di tutti i militari appartenenti alla Repubblica che vi si trovavano. Poscia fu sempre proprietà dello Stato lucchese, e quindi andò soggetto ai Principi Baciocchi, all ‘Amministrazione Austriaca, ed ai Borboni. Siccome però col Trattato di Vienna del 1815, era stabilito che laddove il Ducato lucchese dovesse incorporarsi alla Toscana, Castiglione sarebbe passato agli Estensi, così il Duca Francesco IV lo prese precedentemente in affitto nell ‘anno 1819 (come si è avvertito di sopra) e si amministrò dagli Estensi come tutto il rimanente della Garfagnana fino alla morte della Duchessa Maria Luigia di Parma, quando si fece luogo alla prevista reversibilità. Primo pensiero di Francesco IV fu quello di provvedere al gravissimo ed irregolarissimo Estimo, che aggravava quelle popolazioni, e ordinò fosse perequato a quello vigente in tutta la Provincia, come ho già detto. Volle quindi visitare il nuovo paese, e vi si recò il giorno 11 giugno dell ‘anno seguente in compagnia del proprio fratello Arciduca Massimiliano. Con straordinarie feste vennero accolti in Castiglione; e fu allora che il Municipio chiese al Sovrano che si aprisse una strada ruotabile la quale toccando il Castello, unisse la Garfagnana con Modena; e per facilitarne il compito, offrì in dono tutto il terreno di ragion comunale che doveva occuparsi nella costruzione della medesima. Francesco IV accettò l ‘offerta, e promise secondare i voti dei Castiglionesi; siccome fece, per quanto dopo uno spazio di tempo assai lungo.

Il Municipio stesso volle perpetuare la memoria di un tal giorno, e il 14 agosto del 1821 fece collocare una lapide sul palazzo comunitativo, colla seguente iscrizione, lo che avvenne in mezzo alle più entusiastiche dimostrazioni di gioia. QUO . FAUSTA . FELIX . AETERNA . SIET COLONIS . INCOLIS . CONJUGIBUS LIBERIS . QUE . NOSTRIS FRANCISCI IV . ARCIDUCIS . AUSTRIAE PANNONIAE . QUE . PRINCIPIS MUTINAE . REGII . AUGUSTI . LENISSIMI . BENEFICENTISSIMI AFFABILIS . CLEMENTIS . PACIFICI . MEMORIA QUOD . BENIGNISSIMO . ADVENTUI . PRAESENS III – INDUS . IUNII . MDCCCXX FIDELIUM . CASTILIONENSIUM . VOTA . EXPLEVIT CONCILIUM . COMMUNITATIS OPTIMI . SAPIENTIS . QUE . DOMINI NOVO . IMPERIO . MAJESTATI . QUE . DEVOTUM COETUS . UNIVERSI . CONSULTO MONUMENTUM . PUBLICUM DECREVIT.

Fino all ‘anno 1829 ebbe Castiglione una Vicegerenza (Vice Pretura), la quale a quell’epoca venne soppressa, ed il Comune fu unito alla Giudicatura di Castelnuovo. Il 10 dicembre 1830 fu pure tolta via la Brigata dei Dragoni per alleviare la Comunità dalla relativa spesa di alloggio e casermaggio; ma fuvvi ripristinata nel 1856, specialmente per essere quei luoghi molto più frequentati dopo il compimento della nuova strada per Modena (1). Visto così quanto si riferiva al Castello di Castiglione, ci riporremo in cammino per la via nazionale, e dopo un breve e piacevole viaggio saremo ai piedi di Cerageto.

Note

(1) Io stesso accorsi sul luogo a vedere tale scoperta.

(2) I Gherardenghi trassero la loro origine da Gherardo del fu Gottifredo, il quale vedesi nominato m un istrumento dell ‘anno IX dell ‘Imperatore Ottone, con cui veniva investito da Adalongo (38.° Vescovo di Lucca, che ne resse la Diocesi dall ‘anno 968 al 977) di alcuni beni a Tiglio, ed a Pedona nel Barghigiano. I Gherardenghi erano padroni anche della fortezza della Verrucola, che per ciò stesso dicevasi Verrucola Gherardenga.

(3) Anche i Barghigiani, sebbene non fossero in quell ‘epoca ribelli ai lucchesi pure, come ne assicura il Beverini, furon costretti a rinnovare ai medesimi i loro giuramenti di fedeltà. (3) P. TOLEMAEI, Annales.

(4) Era piccolo paesello sulla destra del fiume di Castiglione, e vi esisteva una chiesa ed un piccolo fortilizio. In oggi resta il nome a quella località con una casa e poche capanne. Del resto non vi sono che ruderi sparsi qua e là, che indicano ancora l ‘antica esistenza di fabbricati.

(5) Risulta dal censimento della popolazione fatto eseguire dalla Repubblica per effettuare nella Garfagnana una distribuzione di sale. Rinnovato il censimento da Paolo Guinigi nel 1406 ne risultò una diminuzione di 89 nel numero delle teste.

(6) II Guasparini nella sua gioventù aveva servito Enrico IV in Francia in qualità di Alfiere. Ritornatone prese servizio sotto i Lucchesi da cui ebbe il comando del presidio di Castiglione. In quella chiesa di S. Pietro esiste una lapide che lo rammenta.

(7) Fu in quella circostanza che i Lucchesi fecero fondere un cannone di grosso calibro per quei tempi, entro il castello, impiegandovi anche il bronzo delle campane. Ma per manco di metallo rimase imperfetto, e dovettero segarlo sotto la bocca. Non avendo in pronto peraltro palle da 30 come portava il pezzo, che denominarono Calubrina, i suoi colpi valsero più a intimorire, che a danneggiare il nemico.

(8) Vedi lettere del Generale Bentivoglio, di Pirro Malvezzi, e del Capitano Verdugo d ‘Avila de ‘ 5 giugno 1603.

(9) Atti Governativi N. 973.

(10) Lettera del Municipio de ‘ 14 maggio 1821. Decreto Governativo 18 detto, N. 3125.

(11) Misurata al Torrione occidentale.

(12) Fu il 25 ° Vescovo Lucchese, le cui memorie dal 713 giungono fino all ‘anno 729.

(13) Niccolò di Lazzarino Guinigi venne eletto Vescovo di Lucca nel 1394.

(14) Rogito del Notaro Pietro Piscilla del 3 ottobre 1513, esistente nell ‘Arch. Parrocchiale.