MONTALFONSO (da R.Raffaelli)
Sopra un monte, che resta a cavaliere di Castelnuovo dal lato di ponente, alto 193 metri, se misurasi dalla piazza di esso e metri 453,35 sul livello del mare, sorgeva in antico un villaggio detto del Monte, con chiesa parrocchiale sotto il titolo de’ SS. Michele e Pantaleone. La quale nel 1045 apparteneva al Monastero di S. Ponziano di Lucca; risulta da una Bolla di Papa Alessandro III de’ 23 dicembre 1168 che fosse filiale di quella di Pievefosciana; venne poi unita all’Arcipretura di Castelnuovo. Il villaggio fu venduto dal Marchese Spinetta Malaspina alla Repubblica di Firenze il 5 agosto del 1341. Ne’ suoi dintorni eravi un fortilizio, che dalla parte di settentrione corrispondeva con quello di Cerretoli e dalla parte di mezzogiorno con quello di Torrite.
Sulla cima del monte stesso, Alfonso II immaginò di costruirvi una fortezza, atta non solo a difendere la Provincia contro i Lucchesi, ma a ricoverare gli abitanti di Castelnuovo e le loro sostanze nel caso in cui fossero costretti a mettersi in salvo. Questo intendimento il Duca lo manifestava in modo aperto nella lettera che scrisse a Giovambattista Pigna, Commissario della Garfagnana, il 7 luglio 1567. L’Ing. Marcantonio Pagi ne fece il disegno; la direzione venne affidata al Marchese Cornelio Bentivoglio di Modena. Sembra che vi avesse le mani anche Vincenzo Civitali, architetto lucchese, in bella fama a que’giomi specialmente in fatto di cose guerresche. «L’anno 1566 (così scrive ne’ suoi Ricordi) fui condutto dal Sig. Duca di Ferrara in Ungaria alla guerra fra l’Imperatore et il Turco; et vi stei con molta mia sodisfatione, et fui adoperato in molte cose importanti, com’è noto. E ritornato da poi in Italia, et ritrovati il fondamenti di Monte Alfonso in Garfagnana, vedendo io che cominciava a nascer disgusto tra quel Principe et la mia Repubblica, presi licenza da quel Signore; dal quale ero molto ben visto et carezzato, et particularmente dal Sig. Cornelio Bentivoglio, che era, si può dir, la persona stessa del Duca; non havendo io alcuna consideratione all’interesse proprio, non parendomi conveniente, come buon cittadino, di servire in quel grado un Principe, che pigliasse sdegni con la mia Repubblica; come col tempo sono pur troppo multiplicati, come ciascuno sà (11)».
I lavori vennero intrapresi il 27 aprile 1579, e le mura restarono compiute il 28 settembre 1584. Mentre se ne scavavano i fondamenti furono rinvenute due cassette di legno, in una delle quali conteneva un teschio umano, nell’altra un’armatura di ferro con bolinature ripiene d’oro. Il Duca stesso nel 1580 venne a visitare l’opera intrapresa; e fu allora che dette alla nuova fortezza il suo nome, per cui il luogo che per l’innanzi si diceva S. Pantaleone al Monte, d’allora in poi si chiamò Montalfonso.
L’Ing. Ferrari (12) che nel 1807 la visitò per comando dell’Elisa Baciocchi, ne faceva la seguente descrizione a quella Principessa. «La sua figura, benché irregolare, osservandola in astratto, può ritenersi per un triangolo isoscele, di cui un angolo guarda il Sud, l’altro il Nord-Est, ed il terzo l’Ovest. La porta d’ingresso, in faccia all’Est, e che è sottoposta al quartiere del Comandante ed annessa al corpo di guardia è stata fabbricata con tutti i riguardi di sicurezza. Il suddetto quartiere contiene nel piano terreno, oltre il Corpo di Guardia, due fondi, e cinque camere nel superiore ed ultimo piano. L’altezza media della mura esteriore è braccia tredici, ed internamente non s’innalzano che tre braccia nei due corsi di fronte all’Est e dal Sud-Ovest. Sopra di esse ed a ripartite distanze, nell’interno loro perimetro di pertiche 280, esistono otto casini, di figura cilindrica, destinati per le sentinelle. A sinistra del descritto ingresso e compresi dai lati dell’angolo al Sud, distinto coi nomi di Belvedere e Malcantone, trovansi la Chiesa; la Canonica, con due fondi e due camere nel piano superiore; il quartiere della munizione, a due piani, con sette camere per ciascuno, ed un loggiato per la fonderia. Annesso a questi evvi un quartiere, con due camere a pian terreno, e due superiori, che veniva destinato per un Tenente. Succede quindi il così detto Quartiere dei maritati, con due camere superiori e due inferiori nel suolo. Successivamente ed in poca distanza del descritto quartiere del Comandante, sempre a mano sinistra, evvi una casa isolata, con quattro camere superiori e quattro fondi, la quale si destinava pel Capitano della Fortezza. Finalmente, presso a questa, un’altra ne esiste, a due piani, con due camere per ciascuno, che si abitava da due Sargenti Maggiori del Presidio. A mano destra del ripetuto principale ingresso e fra i lati dell’angolo a Nord-Est, chiamato il Baluardo del Cavaliere, vi sono il casino della polvere e la prigione di Stato, fabbricata di recente e di una sicurezza senza eccezione. Nell’angolo all’Ovest, ossia Baluardo della Casamatta, che esiste nella parte opposta e in direzione della porta d’ingresso, vi sono due sotterranei, della capacità di 12 pertiche quadre per ciascheduno, e di figura parallelogramma. Nel centro poi della Fortezza, ossia nella sua maggiore agiatezza, evvi una grandiosa cisterna, capace di somministrare al presidio dell\’acqua più anche del bisogno. Vi sono inoltre, il quartiere del Maggiore della Piazza, con quattro camere nel primo piano e quattro nel secondo; ed inerente a questo vi è la bottega per l’armaiolo, con due piccole camere superiori. Succede quindi a poca distanza la prigione militare, ad una sola camera, il cui stato attuale reclama delle pronte riparazioni. Continuando sempre verso l’Ovest, trovasi a poca distanza un fabbricato, che comprende, da una parte, due gran camere a pian terreno, che servivano pel deposito del legname e per i marangoni destinati ai lavori della Fortezza. Nell’altra parte è stata fabbricata la così detta Porta di Soccorso, che conduce, mediante una strada coperta, fuori delle mura, verso il Sud Ovest. Superiormente a detta porta vi sono due camere, che per l’addietro venivano destinate per il quartiere di un Tenente. Cambiando verso il Nord trovasi a qualche distanza il Bettolino, con tre camere a terreno, e tre nel superiore ed ultimo piano; inerente al quale evvi un altro quartiere per i soldati, che, mercé un muro intermedio, comprende due camere a terreno e due superiori. Finalmente, dirigendosi verso Nord-Est, s’incontra il quartier grande, che comprende a pianterreno l’arsenale e nel superiore una camera detta del Segretario di Disciplina, una per la custodia delle monture, un’altra per la Scuola degli Allievi militari, ed in fine un vastissimo camerone destinato per quartiere della truppa. L’interno tutto della Fortezza è coltivato a solo uso di prato, tranne due piccole porzioni, che si conducono dall’affittuario per oggetto d’ortaglia, mentre anche per lo passato servivano in tal qualità al comodo del Comandante e del Capitano. La muraglia nulla ha sofferto in tutta la sua estensione, e lo stesso potrebbe dirsi di tutti i descritti fabbricati, se si eccettui un qualche danno risentito nei pavimenti o solai per lo stato rovinoso dei respettivi loro tetti (13)».
Alfonso II la fornì di bellissime artiglierie di vario calibro; la maggior parte delle quali fu poi pigliata da’ Francesi, ed i pochi cannoni rimasti venduti al pubblico incanto il 3 ottobre 1805 (14). Venne restaurata nel 1774 sotto la direzione dell’Ing. Costa di Modena, e la spesa ammontò a lire 4031,11. Dopo il ritorno degli Estensi, avvenuto nel 1814, le cortine e l’interno della fortezza si ridussero a campi con alberi e viti. I luoghi adiacenti, già destinati alle manovre militari, divennero fertilissimi campi. Una parte de’ fabbricati interni fu demolita; ad altri venne mutata la destinazione. Nel 1836 vi si costruirono le carceri giudiziarie del Circondario; nel 1844 prese stanza nell’antica casa detta del Capitano un distaccamento di veterani comandati da un ufficiale, e vi rimase fino al 1859. Adesso della Fortezza è proprietario il Demanio e ogni anno ne ritira un canone di affitto (15).