Strade e ponti

STRADE E PONTI  (da R.Raffaelli)
Due strade rotabili traversano questa piccola città.
I° La Nazionale Livorno-Mantova che partendo da Lucca, dopo 47 chilometri, con un dislivello di metri 267.64, raggiunge Castelnuovo, ove varcata la Turrite ed il Serchio su due bei ponti, dopo metri 2500 arriva a Pievefosciana, poi a Castiglione, distante 6 chilometri, e quindi alla sommità dell’Appennino alla Foce delle Radici, dopo un viaggio di chilometri 30, all’altezza di metri 1470 sul livello del mare, per scendere nel versante settentrionale a Sant’Anna, a Pievepelago, a Pavullo e finalmente a Modena, con una percorrenza di 138 chilometri.
2° La Provinciale dell’Alto Circondario, che unirà fra poco la Garfagnana colla Lunigiana, mettendo capo a Fivizzano, dopo una lunghezza di chilometri 46.823. Un’altra strada esterna, aperta lungo la sponda sinistra della Turrite, raggiunge la Piazza Ariosto. Quantunque venisse progettata fino dal 1838, e tanto dal Comune quanto dal Governo ne fosse approvato il disegno e la perizia, redatta dall’ingegnere provinciale Luigi Bonini, pure per lungo tempo restò un desiderio e venne aperta soltanto nel 1863, specialmente per lo zelo e le premure del Conte Luigi Carli, allora Sindaco del Comune.
Le strade e le piazze della città sono lastricate con pietre di ottimo macigno arenario. Vennero illuminate per la prima volta con quattro lampioni nel 1829, e dal primo settembre a tutto aprile dovevano restare accesi fino a mezzanotte. Ne fu poi accresciuto il numero, e poco adesso lascia per questa parte a desiderare.

Castelnuovo è provvisto di quattro ponti. Il primo, a due archi, detto di Santa Lucia, venne costruito nel 1324 da Castruccio e restaurato nel 1822. L’altro, che ebbe il nome di Vittorio Emanuele, lo fabbricò, a spese del Governo d’Italia, l’Ing. Cav. Olinto Citti di Pisa, a cui il paese serba grata memoria per l’interesse che prese a migliorarne le condizioni materiali. L’aveva egli ideato assai più ricco nella parte decorativa, con due grandi piazzali d’accesso; ma importava 110,000 lire, ed il Ministro de’ Lavori Pubblici ne variò il progetto, perché troppo costoso; e così modificato fu eseguito sotto la direzione e sorveglianza dell’Ing. Giuseppe Vico di Casale. L’arco ha una corda di metri 27; e 16 di altezza sulla piena media del fiume. Costò 75,000 lire, compreso l’annesso tronco di strada, che mena alla Porta Santa Lucia.
Gli altri due ponti sulla Turrite, denominati Ponte della Madonna, per essere in vicinanza di quella chiesa, e Ponte Nuovo, furono costruiti, uno da Borso d’Este nel 1453, l’altro dalla Principessa Elisa nel 1810, quando per la prima volta si tentò di aprire una strada rotabile lungo il Serchio tra Lucca e la Garfagnana; ma la caduta de’ Napoleonidi e il ritorno degli Estensi ne impedirono il desiderato compimento.
Soltanto nel 1856, mentre io mi trovavo a Modena come Consultore dirigente l’Amministrazione di Acque e Strade al Ministero dell’Interno, esposi al Duca tutte le ragioni che rendevano necessario il congiungimento della strada lungo il Serchio colla Nazionale terminata dal Governo Lucchese fino a Gallicano. Francesco V fece buon viso alle mie proposte, e con decreto de’ 9 luglio 1856 le approvò compiutamente(16). Il ministero senza mettere tempo in mezzo poneva all’incanto l’appalto generale delle opere da farsi; ed io mi recai a Castelnuovo il 19 agosto a porre la prima pietra della nuova strada. Il paese fu oltremodo contento, vedendo aprirsi dinanzi un avvenire lusinghiero, al suo commercio, e dimostrò la generale allegrezza colla festa solenne fatta all’inaugurazione dei lavori. Si pose mano all’opera, proseguita con grande alacrità fin che durò la Signoria degli Estensi; venne poi condotta a fine dal Governo Nazionale e aperta nel settembre del 1859. Alla nuova strada fu dato il nome di Aldegonda, in memoria della Duchessa di Modena, come già i lucchesi nel 1810 l’avevano denominata Via Elisa in segno di riverenza alla Principessa allora regnante.
Rammento questi fatti non per vana iattanza, ma solo per mostrare ai miei concittadini, che con un po’ di buon volere e di energia si può sempre essere utili a migliorare le condizioni del paese, e contribuire allo svolgimento de’ suoi interessi materiali e morali.