La Rocca di Castelnuovo

LA ROCCA  (da R.Raffaelli)
Un monumento assai antico della nostra piccola città è la Rócca, la quale ha resistito alle ingiurie de’ secoli, conservando, ad onta di varii lavori che vi sono stati eseguiti, la forma primitiva delle costruzioni medioevali, con torricelle agli angoli ed una torre quadrata nel mezzo.
Alcuni la vorrebbero fabbricata dalla Contessa Matilde, ma tutto fa credere che abbia un’origine molto più antica.
Probabilmente esisteva già nel secolo VIII, nel quale, come fu detto, si trova menzione della chiesa di S. Pietro.
Coll’andare degli anni ebbe diverse modificazioni che, pur mantenendo la primitiva struttura, la resero più atta ai nuovi usi a cui si destinava.
Di fatti quando Castelnuovo divenne capoluogo della Provincia di Garfagnana, servì essa d’abitazione ai Commissari ed ai Governatori estensi, de’ quali taluni l’ampliarono e in più maniere la resero migliore.
Secondo le memorie che ne rimangono, il primo a farvi innovazioni fu il Cav. Fabio Castaldi, modenese, il quale, venuto a reggere la Provincia nel 1598, mostrò desiderio che fosse provvista di una Cappella per celebrarvi la messa a comodità della propria famiglia.
Il Parlamento Provinciale il 19 agosto dell’anno stesso deliberò di farlo contento.
Ma quello che più di tutti abbellì ed onorò la sua residenza, in guisa da renderla degna stanza di chiarissimi personaggi ed eziandio di Principi, fu il Governatore Conte Marcantonio Ricci, che vi spese intorno le sue cure dal 1611 al 1616.

Come abbiamo detto di sopra, le mura di cinta chiudevano affatto il Castello a settentrione ed a ponente, sicché da quelle due parti non si poteva comunicare coi borghi sottostanti.
Avendo il Governatore Conte Pirro Graziani, venuto in Garfagnana il primo giugno del 1671, stimato cosa utile al commercio lo aprire un varco da quel lato, senza più nel 1675 fece costruire la solida e bella porta di macigno, che ora dà accesso alla Piazza Ariosto, e la terrazza soprastante, la quale domina il paese verso Montalfonso.
Lavori che ebbero larga approvazione dal Duca Francesco II, venuto in quel torno a Castelnuovo, come ne fanno fede due iscrizioni che furono murate nella facciata della Rocca (3).
Per un secolo e mezzo circa nulla venne innovato nella Ròcca, ove si accettuino alcuni piccoli lavori che vi fece eseguire nel 1745 il Conte Cristoforo Bianchi Mannarini di Reggio, che tenne l’ufficio di Governatore dal 1737 al 1754. Ai 23 febbraio del 1817 il celebre architetto Poletti (che era allora ingegnere provinciale in Garfagnana, passato poscia alla direzione della Basilica di S. Paolo a Roma), proponeva al Duca Francesco IV un piano di modificazioni alla Rócca, unitamente ad altri lavori da farsi nell’ex Monastero di S. Bernardino, destinato in quel tempo agli Uffizi della Finanza, e a Magazzino dei Sali e Tabacchi. Vi fu tosto messo mano, ed il Poletti prima di abbandonare la Garfagnana, il 21 gennaio del 1818, verificò quanto era stato eseguito. Il rimanente venne ultimato dal Miotti, nuovo ingegnere provinciale. Nel 1817 fu pure provveduta molta mobilia per l’alloggio del Governatore. Anche nel 1827 si lavorò nuovamente alla Ròcca, e venne ridotta, come ora si trova, la camera dell’ultimo piano che prospetta la Piazza Ariosto. Nello stesso anno fu resa abitabile un’altra camera, detta delle Donne. Nel 1828 venne restaurato ed abbellito il salone, a cura dell’ingegnere provinciale Luigi Bonini. Tra il 1834 ed il 1835 il Governatore Marchese Federigo Montecuccoli eseguì diversi lavori, specialmente al primo piano per allogarvi gli Uffizi, collocò l’Archivio nella Torre, ridusse ad uso di Segretaria un’antica carcere, e vi fece altre utili modificazioni. Nell’anno susseguente vi si lavorò di bel nuovo, e furono chiamati tappezzieri da Modena, attendendosi l’arrivo di Francesco IV e del Duca di Lucca.
La Torre poi fino dai tempi dell’Ariosto serviva ad uso di carcere (2). Più tardi vi fu collocato il pubblico orologio e la campana del Consiglio, fusa il 31 luglio del 1577, colla spesa di mille lire, sostenuta dal Comune. Dopo la convenzione stipulata fra il Duca Francesco I ed il Parlamento provinciale nel 1635, il mantenimento della Rocca e dei mobili per l’alloggio dei Governatori fu assunto dallo Stato, che vi provvide costantemente fino alla caduta degli Estensi nel 1859.
Molti degli antichi Governatori vollero lasciare incisi i loro nomi in varie località della Rócca. Di fatti sulla porta del Salone leggesi: Conte Marchese Antonio Ricci Governatore della Garfagnana anno 1622. Su quella che mette alle camere dell’Ariosto: Paolo Emilio Board Governatore della Garfagnana anno 1625. Sopra di essa in un’altra pietra sta scritto: Federigo dei Marchesi Malaspina di Villa Franca Estense Governatore della Provincia di Garfagnana e plenipotenziario negli stati di Massa e Carrara anno 1760. E sulla porta dell’Uffizio: Conte Pirro Graziani Governatore della Garfagnana anno 1675. In questa Rocca alloggiarono in ogni tempo molti illustri personaggi, fra i quali è da notarsi, in primo luogo, Lodovico Ariosto, che vi abitò dal febbraio del 1522 al giugno del 1525 (1); poi Fulvio Testi, poeta a tutti noto, dal 23 agosto 1640 al giugno del 1642; indi la Regina Cristina di Svezia nel giorno 8 maggio 1648; i Duchi Èrcole I ed Alfonso I, i Cardinali Luigi e Rinaldo d’Este e vari altri Principi di quella Casa, fino a Francesco V, che fu l’ultimo e col quale si spense per la seconda volta la stirpe degli Estensi il 20 dicembre del 1875, in cui passò all’altra vita nella città di Vienna, nella età ancor fresca di 56 anni. L’ultima volta che si recò fra noi, avendo conosciuto essere la Rócca bisognosa di biancheria e di terraglie, con decreto de’ 26 ottobre 1857 ordinò al Ministro delle Finanze che la provvedesse di quanto occorreva, e stanziò una somma annua perché anche nell’avvenire mai avesse a patirne difetto. La Rocca, posta in vendita dal Demanio del Regno d’Italia, fu comprata dal Consiglio Provinciale di Massa nell’ottobre del 1874 per ventimila lire. Venne rinnovata la mobilia, abbellito e reso migliore il quartiere, in cui abitò per il primo l’egregio Sottoprefetto Cav. Leonardo Ambrosetti d’Ivrea, che tanto desiderio di sé lasciava in questi paesi, da dove fu trasferito a Viterbo.

 

1) La prima dice così: FRANCISCUS II | DUX . MUTINAE . CONSILIO .
PROWIDENTIA | NE-MINI . EXTENSIUM . SECUNDUS . A PRIMO | IN . GARFAGNANA .
IPSIUS . ADVENTU . VENUSTIORI | INGRBSSUI . LIMINE . HOC . VETUSTATE .
DELETO | SPLENDIDIORI . PANDIT . SILICE . ANNO . DOMINI | MDCLXXVI. L’altra suona in questa guisa: PYRUS . GRATIANUS . S . RO . IMP . NOBILIS . ET . PERUSII | COMES . SARZAN . POST . SUSCEPTAM . AD . VENETOS | PRINCIPES . ORATORIAM . DIGNITATEM . EAQUE | LAUiDABILITER . FUNCTUS . A . SER . LAURA . DUCIS [ MUT . AD . GARFAGNANAE . OMNIUM [ VOTIS . GUBERNIUM . DATUS . POST . SEXANNALEM | ADMINISTRATIONEM . PROVINCIAE . FELICISSIMAM | A . SER . FRANCIiSCO II . DUCE . MU-TINAE | MAXIMIS . REBUS . PERAGENDIS . LBGATUS | MEDIOLANUM . TRANSMISSUS . HAS . FORES | DUCIS . PLACITO . IN HUNC . ADITUM [ PATERE . CURAVIT | MDCLXXVII. Vi ha pure un’altra iscrizione, che rammenta IO . BAT . MONTECATINI . GA . FER . I . V . D | PRO . GAR . GUB . DUCI . MUT . OOM. | A. D. MDLXVII. Egli fu il vigesimottavo Commissario estense che venne a reggere la Garfagnana dal 1566 al 1568, il primo agosto del qual anno fu sostituito dal Cav. Paolo Emilio Bernieri Parmigiano.

(2) Quando vi teneva prigioniero il capo banda detto il Moro di Pellegrino del Sillico, l’Ariosto scrisse al Duca Alfonso il 25 maggio 1523: ” Io fo fare, ogni notte la guardia a questa casa o Ròcca che sia, dove abito, e ci fo dormire, oltre li miei famigli, sempre due balestrieri, perché ogni dì son minacciato che mi verranno a torre questo prigione ch\’io ci ho per forza “. Nella stessa lettera soggiungeva: ” Pur la certifico che ne’ al bosco, ne’ dentro alla terra, ne’ serrato in le case nessuno in questo paese è sicuro dalli omicidii ed assassini “. Laonde nella Satira IV diceva:
O Siami in Rocca o voglia all\’aria uscire
Accuse e liti sempre e gridi ascolto,
Furti, omicidi, odi, vendette ed ire.
(2)
A perpetuare la memoria dell’Ariosto il Municipio di Castelnuovo il 14 settembre 1864, a proposta dell’egregio Professore Cav. Olinto Dini (di cui troppo presto dovemmo piangere la perdita) deliberava di collocare due lapidi commemorative nella Rócca. Il Dini stesso dettò le iscrizioni, ed il 20 febbraio del 1866 furono solennemente collocate, una nel corpo del Torrione a mezzogiorno, nel quale era il modesto quartiere che l’Ariosto abitava, e una dalla parte settentrionale verso la piazzetta che fronteggia la Ròcca. Quest’ultima suona così:
A | LODOVICO ARIOSTO | CHE [ DAL 1522 AL 1525 | ADEMPIENDO ALLO UFFICIO DI COMMISSARIO GENERALE | ABITO’ QUESTA ROCCA  DEI SOGGETTI POPOLI DELLA GARFAGNANA ] IN DIFFICILI TEMPI SAGGIO E PROVVIDO MODERATORE ] IL MUNICIPIO DI CASTELNUOVO IMMUTABILMENTE RICORDEVOLE [ AL MAGISTRATO INTEGERRIMO AL POETA ALTISSIMO INCOMPARABILE | QUESTA MEMORIA DECRETAVA A PORRE IN SEGNO PERENNE ] CHE QUI PURE È IN PREGIO LA FAMA | ACQUISTATA PER VIRTÙ E SAPIENZA ] IL VIGESIMO GIORNO DI FEBBRAIO | 1866.
L’altra è del seguente tenore: IL VIGESIMO GIORNO DI FEBBRAIO | DELL\’ANNO MDCCC. LXVI. | INTERPRETI DEI COMUNI VOTI [ IL GOVERNO ITALIANO ED IL MUNICIPIO DI CASTELNUOVO | DELIBERANDO I LAVORI | PER L\’APERTURA DELL\’ADIACENTE VIA | VOLLERO CONSERVATA QUESTA ROCCA | E RESTAURATA | DOVE ADEMPIENDO ALLO UFFICIO | DI COMMISSARIO GENERALE DELLA GARFAGNANA | ABITO\’ | LODOVICO | ARIOSTO | QUI BASTA IL NOME DI QUEL DIVO INGEGNO.
In siffatta occasione il nostro concittadino Giovanni Poli compose questo Sonetto, da lui intitolato al Prof. Dini:
Dal muto sasso, o Ferrarese Omero,
Sorgi e rivarca l’algido Appennino,
E vedi come il gregge Garfagnino
Oggi risponde al tuo carme severo.
Non istupir, non aggrottar l’austero
Ciglio, s’ei schiuse a civiltà il cammino,
Poiché nell’onta sua sorse il divino
Raggio, ch’è vita all’universo intero.
Or dì se ancor tu lascerai l’asprezza
Di questi sassi, e questa gente inculta,
Simile al luogo ov’ella è nata e avvezza.
Onoran Lui, ch’ebbe a punir con multa
L’opre degli avi, i postumi nipoti.