Non so se il nostro Ministro degli interni sia responsabile o meno di “sequestro di persona”; si tratta di una questione che solo la magistratura, se verrà concessa l’autorizzazione, deciderà.
Quello che mi agita è che si cerca di creare una barriera difensiva basata su alcuni concetti nuovi rispetto alla modo corrente di pensare: il primo è che quando la decisione è “politica”, è di per sé valida, tanto più se presa con nobili intenti e se promessa in campagna elettorale; il secondo è che tutto il governo è responsabile perché hanno deciso insieme, ignorando il principio della responsabilità individuale; il terzo è che è legittimo sospettare che fra i viaggiatori ci sarebbe potuto essere qualche terrorista, e quindi era giusto non far entrare nessuno, come se qualche stato chiudesse l’ingresso agli italiani perché fra loro è possibile che ci sia qualche mafioso, insomma.
La supremazia della politica sulla legge è un concetto nuovo rispetto alle abitudini e alla normativa esistente, ma è ancora dentro il DNA culturale di noi esseri umani, come pure il fatto che quando una cosa si decide insieme non dà luogo ad una responsabilità personale.
L’importanza della legge scritta come garanzia di diritti di ciascuno di noi non è ancora entrata nella nostra cultura: lo rilevavo già sul finire del ’68, ma non era così visibile.