L’apprendimento non è della scuola
E’ dell’essere umano in tutte le sue attività e periodi della vita. Si impara moltissimo appena nati e probabilmente anche prima; si impara molto nel tempo libero nell’esercizio degli hobby, nei viaggi, nelle relazioni interpersonali generiche.
Si tratta di una verità accettata da tutti, condivisa, ma che si dimentica facilmente di fronte alla scuola e dentro la stessa.
La scuola obbligatoria per tutti, di base ottocentesca, rispondeva alla necessità di dotare i futuri cittadini di importanti strumenti quali la lettura, la scrittura e il calcolo.
Aveva degli obbiettivi che in parte erano “diversi” rispetto alla crescita dell’uomo, allo sviluppo della logica, della partecipazione alla vita sociale e civile; erano degli strumenti che non avevano una relazione stretta con la “mente” dell’alunno. In pratica tutti, indipendentemente dalle loro attitudini cognitive, potevano e dovevano imparare.
La scuola di massa di oggi vorrebbe invece creare dei cittadini attivi che, oltre agli strumenti di base, costruiscano quelle strutture mentali che garantiscono un buon sé, un buon rapporto con gli altri e una competenza per l’apprendimento permanente.
Si tratta di due scuole profondamente diverse, con una piccolissima relazione fra loro (lettura scrittura calcolo); una scuola che deve curare una continuità orizzontale e verticale nell’apprendimento; una scuola che deve fare attenzione alla relazione interpersonale, alla costruzione del sé degli alunni e, come momento alto, alla costruzione delle strutture mentali del pensiero.
L’apprendimento è quindi dell’alunno che lo sviluppa nello spazio e nel tempo. La scuola è uno dei momenti, non l’unico né necessariamente il più importante.
3 febbraio 2008