Oralità e memoria
Va di moda rileggere Platone e la sua posizione contro la scrittura.
E’ anche interessante la distinzione fra la memoria e il ricordo, se così si può dire: la memoria che è conservazione personale, nella propria mente, e il ricordo che è ciò che è scritto a cui posso attingere in caso di bisogno.
Appassiona la riflessione che nel dialogo si attiva la mente e si produce sapienza, mentre nella lettura ciò non è garantito, anzi si possono creare falsi saperi, ripetizioni passive.
Che c’entra tutto questo con l’oggi? Beh, siamo di fronte ad una rivoluzione. La scrittura rimane, ovviamente, ma si fa didascalia di ipertesti sempre più complessi, sta perdendo la sua linearità obbligatoria e quindi sta rinunciando alla sua funzione di costruzione di menti strutturate logicamente e sequenzialmente.
29 ottobre 2006